I NOSTRI DIPARTIMENTI
Più un progetto è complicato e più mi piace trovare la giusta soluzione.
Abbiamo incontrato Monica Sartori, professionista con oltre vent’anni di esperienza nel settore del lusso, specializzata nella costruzione dell’identità aziendale di prestigiosi brand nazionali e internazionali. Mentre conclude la sua testimonianza al secondo anno di Green Product Design, durante il corso di Packaging tenuto dal prof. Roberto Della Rupe, ci racconta: “In questo mestiere, dobbiamo accettare che le cose, a volte, non vadano come previsto; alcune ciambelle escono senza buco. Non è una lezione di pasticceria, ma un mantra per chi lavora in questo campo: dobbiamo essere capaci di risolvere le sfide, ottenere un risultato efficace ed efficiente, e assicurare un cliente soddisfatto, con il prodotto pronto a conquistare il mercato.”
Dopo un caloroso applauso da parte dei trenta studenti, con Monica ci dirigiamo verso la sala riservata per l’intervista. Siamo però interrotte da uno studente, che, con uno sguardo ammirato, le chiede: “Sono della provincia di Verona e mi sto specializzando nella prototipazione dei prodotti. A quale azienda mi consiglierebbe di propormi per lo stage che inizierò a febbraio?” Monica, con un sorriso rassicurante, risponde: “Dove vivi precisamente? Cosa vorresti imparare di nuovo?” … “Allora ti consiglio…” Dopo aver suggerito allo studente alcune realtà adatte alle sue ambizioni, inizia la nostra intervista.
Monica, il tuo curriculum racconta una carriera molto interessante: da Gucci Group a Bottega Veneta Srl, e oggi come consulente. Dove è iniziata la tua carriera e quali sono stati i percorsi che ti hanno portata fino a qui?
Quando mi sono formata io, non esistevano percorsi come quelli proposti da ITS Academy Machina Lonati. Quando dovetti scegliere il mio percorso universitario, decisi di studiare Marketing e Pubbliche Relazioni a Londra. Ho apprezzato moltissimo la mia esperienza accademica, ma dopo solo una settimana di lavoro in una splendida azienda di PR, capii che non era il futuro che desideravo. Ricordo ancora la telefonata a mia madre, la mia scelta di portare a termine l’impegno lavorativo preso e, al contempo, di approfondire ciò che mi appassionava veramente: il packaging. Da lì, iniziai a frequentare corsi, a collaborare con fornitori, a fare esperienza sul campo. Così è iniziata la mia carriera, lavorando. Proprio come fanno gli studenti qui, che esplorano le tecnologie, adottano un approccio propositivo e si affacciano al mondo del lavoro con lo stage. A guardarli, mi viene voglia di tornare alla loro età!
Cosa significa lavorare per aziende così importanti?
Quando lavori per delle aziende importanti devi essere in grado di accontentare tutti, le esigenze sono molteplici e non si possono ignorare, bisogna ascoltare le necessità di ciascuno e capire quale è la strada da intraprendere, è difficile, ma quando tutto si è concluso la soddisfazione che hai dentro di te è grandissima, io personalmente la definisco “soddisfazione creativa”. Durante il periodo dell’emergenza sanitaria credo che io e i miei collaboratori siamo riusciti a raggiungere risultati inimmaginabili e il mantra della ciambella senza buco lo esplica bene: gli sbagli e gli errori accadono spesso, bisogna avere il sangue freddo per saper rimediare, la competenza e la prontezza per rispondere adeguatamente.
Nel tuo curriculum leggo che ti sei occupata, prima per Bottega Veneta Srl e ora come consulente, di ricerca e sviluppo, industrializzazione dei processi aziendali e prodotti considerati no-merchandise, creazione e gestione del budget e valutazioni finanziarie su impatti, calendarizzazione progetti, data management e creazione banca dati, sviluppo dell’e-commerce (precisamente dell’industrializzazione dei processi fotografici e di ritocco, analisi per sviluppo 3D) e gestione delle campagne pubblicitarie. Tanti aspetti così diversi, ma legati tra loro…
Per ogni aspetto c’è uno studio minuzioso. Chi non è del mestiere spesso non immagina che anche il semplice trasporto dei prodotti richieda grande attenzione, per esempio nel caso di articoli come i profumi che hanno delle specifiche precise. Nelle grandi aziende, esistono uffici dedicati a queste procedure, ma una volta chiare le norme, spetta a me e al mio team trovare la soluzione adeguata. La professionalità che possiedo oggi è frutto delle esperienze passate. Ai giovani consiglio sempre di dare importanza anche ai lavori che possono sembrare meno entusiasmanti; per esempio, l’archiviazione può sembrare noiosa, ma è proprio quell’esperienza che permette di comprendere il passato e, quindi, il futuro dell’azienda. Approfondire aspetti diversi ci permetterà poi nel futuro di avere delle competenze utili per arrivare all’obiettivo: i mesi presso l’agenzia di Pubbliche Relazioni, ad esempio, mi hanno permesso di raggiungere competenze che ancora oggi utilizzo. No, quel settore non era il mio futuro, ma anche lì ho imparato molto.
Hai lavorato per più di 10 anni per Bottega Veneta, che cosa ti rimane da quell’esperienza?
Quando ho lavorato con Daniel Lee, al tempo direttore creativo di Bottega Veneta, è stata una fase lavorativa molto intensa. In quel periodo ho realizzato che un brand è vincente quando al suo interno lo stilista/direttore creativo va d’accordo con la parte business, e si crea un connubio di fiducia tra le parti che permette a tutti gli attori coinvolti di lavorare in serenità. Tale dinamica positiva e di fiducia permette di fare degli ottimi lavori perché se queste figure non si trovano allineate e non si parlano tra di loro, il packaging production manager, come me, si trova “in mezzo” e si crea parecchio stress. Gli anni in Bottega Veneta mi hanno confermato che il fattore umano è fondamentale: il packaging di Bottega Veneta è stato un successo perché non poteva essere fatto in altro modo. La sinergia che c’era tra direttore creativo, business core, e i fornitori ha permesso – in un periodo complesso come il 2020-2022 – di raggiungere il successo che conosciamo bene, che oggi ci fa dire che il verde parakeet è considerato - alla velocità sorprendente di una stagione - il colore simbolo della Maison tanto da assumere il nome di Verde Bottega. È stato pazzesco ciò che ha fatto Daniel Lee che al tempo aveva solo 33 anni…"
E poi?
Nel 2022 io volevo cambiare settore, avevo un progetto personale, ma appena ho concluso con Bottega Veneta sono stata chiamata per delle consulenze e ho iniziato ad accettare solo quei progetti che mi stuzzicavano per i quali avevo voglia di trovare le giuste soluzioni… Così, tutto ad un tratto, il mio progetto personale l’ho messo nel cassetto, e ho continuato a fare ciò che mi riesce bene, che mi piace, aprendo partita iva. Lavoro con brand importanti, nazionali e internazionali, in particolare francesi, inglesi e americani.
Un consiglio da dare a chi vuole intraprendere una carriera come la tua?
Prima di tutto avere coraggio. Consiglio ai ragazzi di capire bene che percorso vogliono intraprendere se lo sviluppo del prodotto o la carriera del designer. Per il primo devono essere in grado di calcolare il rischio (è fisiologico che alcune delle ciambelle non escano col buco!) L’importante è andare avanti lo stesso, risolvere i problemi; fondamentale è saper calcolare i tempi e conoscere le tempistiche dei fornitori. Chi vuole entrare nel mondo del design deve sapere che l’importante è saper combattere per le proprie idee perché nessuno lo farà per te. Io riesco a creare cose molto belle, perché i creativi con cui lavoro sono persone che credono in loro stessi, insistono e non mollano mai.
E per ultimo consiglio di coltivare il proprio talento ma con competenza, perché oggi quest’ultima manca. E la competenza si apprende facendo. Dunque il migliore consiglio che posso dare ai ragazzi di Green Product Design è quello di vivere il proprio stage con umiltà, entusiasmo e spirito di iniziativa, perché il mercato ha bisogno di giovani come loro.